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Oltre 87.000 ore di dati per studiare i cambiamenti nel Golfo di Napoli: le serie storiche delle MEDA a supporto dei team dell’America’s Cup 2027
La Stazione Zoologica Anton Dohrn celebra un traguardo importante: dieci anni di attività (15 novembre 2015 - 15 novembre 2025) continuativa delle proprie infrastrutture di ricerca fisse a mare, veri e propri osservatori permanenti che rappresentano un punto di riferimento nazionale e internazionale per lo studio e la tutela dell’ambiente marino.
Le boe oceanografiche MEDA A e MEDA B, posizionate nei pressi del pontile di Bagnoli e nel tratto di mare di fronte alla Villa Comunale, insieme alle stazioni di Li Galli e Punta Licosa (installate successivamente), gestite dal Dipartimento RIMAR, operano da dieci anni in aree strategiche del Tirreno centrale, raccogliendo dati fisici, chimici e biologici del mare.
Grazie a una strumentazione multiparametrica avanzata, queste piattaforme forniscono informazioni preziose sullo stato e sull’evoluzione degli ecosistemi marini, misurando parametri come temperatura, salinità, correnti e moto ondoso. Questi dati consentono di monitorare fenomeni chiave come ondate di calore marine, tempeste e le variazioni di lungo periodo legate ai cambiamenti climatici.
“Disporre di osservatori permanenti in mare significa poter contare su dati affidabili e continui, essenziali per comprendere i processi che regolano la vita negli oceani. Questo ci permette di migliorare i modelli previsionali e supportare decisioni di gestione sostenibile delle risorse marine e di comprendere gli effetti del riscaldamento globale e, nello specifico, i cambiamenti che si verificano nel Golfo di Napoli e nel Tirreno centrale”- spiega Augusto Passarelli, responsabile delle infrastrutture a mare della SZN.
Nel corso di questi dieci anni di attività, sono state registrate circa 87.600 ore di acquisizione dati, un patrimonio scientifico di enorme valore che ha permesso di monitorare le variazioni nell’area del Golfo di Napoli e di indagare gli eventi estremi che interessano il nostro mare.
Le acquisizioni dei parametri fisici, come temperatura e salinità sull’intera colonna d’acqua, hanno consentito di osservare cambiamenti non solo a livello superficiale, ma anche in profondità:
“Un trend di aumento delle temperature è stato riscontrato anche nelle acquisizioni sul fondo, a 17,5 metri di profondità” – aggiunge Passarelli.
Grazie ai dati acquisiti dalle MEDA, i ricercatori hanno potuto analizzare le mareggiate e gli eventi estremi, individuando le condizioni che possono portare a eventi con elevato rischio di danni alle infrastrutture costiere, come accaduto durante la mareggiata del 2022. I risultati di questi studi sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche indicizzate, contribuendo in modo significativo alla conoscenza dei processi oceanografici del Golfo di Napoli.
La serie decennale delle correnti e dei parametri meteorologici è stata inoltre messa a disposizione dei team dell’America’s Cup 2027, che la utilizzeranno per la caratterizzazione della dinamica superficiale nell’area di gara.
I dati raccolti sono condivisi con le principali reti scientifiche europee, tra cui SeaDataNet ed EMODnet, contribuendo alla crescita della scienza aperta e collaborativa. Presto questi stessi dati saranno accessibili a tutti, anche ai singoli cittadini: il team di ricerca è infatti al lavoro sulla creazione di una piattaforma aperta e liberamente consultabile, da cui sarà possibile visualizzare in tempo reale e scaricare i dati storici, citandone la fonte.
Le infrastrutture fisse della Stazione Zoologica Anton Dohrn — sostenute da progetti nazionali ed europei — rappresentano oggi un patrimonio di conoscenze unico, al servizio della ricerca e della società, per un futuro più sostenibile dei nostri mari.

From October 27-30, 2025, the II International School “The Systems Biology approach to discover marine life: from a big eye to a microscopic picture” was held at the Zoological Station of Naples (SZN) and the Darwin-Dohrn Museum. It was organized by six SZN staff members from three different Departments:
- - Ecosustainable Marine Biotechnology Department: Dr. Valeria di Dato, Dr. Ida Orefice, Dr. Angela Sardo, Dr. Arianna Smerilli;
- - Biology and Evolution of Marine Organisms Department: Dr. Rossella Annunziata;
- - Integrative Marine Ecology Department: Dr. Lucia Campese
During the summer school, four distinct sessions were offered, each led by highly esteemed experts in their respective fields. The sessions included:
- Biodiversity and Ecological Interactions
- Omics Approaches for Systems Biology
- Evolutionary Genomics and EcoEvoDevo
- Biotech Applications/Synthetic Biology
Each session was structured into two main components: theoretical lessons in the morning, followed by practical sessions in the afternoon that focused on applying the concepts learned earlier in the day.
The school aimed to provide a comprehensive understanding of biological systems through an interdisciplinary approach, integrating various scientific areas with technological, experimental, and bioinformatic skills. Building on this holistic perspective, the school offered participants both basic and advanced knowledge in Biodiversity, Ecological Interactions, Evolutionary Genomics, and Omics disciplines. This integrated approach was applied to ocean studies for EcoEvoDevo research and Biotech applications.
Thirty-one students from nearly every part of the world attended the school in a highly stimulating and interactive manner.
Throughout the duration of the school, we had the pleasure of hosting teachers of exceptional scientific importance, both external and affiliated with the A. Dohrn Zoological Station. The historic location of the Zoological Station, along with the Darwin-Dohrn Museum and the Naples Aquarium, provided a delightful setting for the event.

La liberazione è in programma mercoledì 12 novembre a Praiano, in costiera amalfitana
Portici (Na), 10 novembre 2025 – Mercoledì 12 novembre, Saphira, giovane esemplare di Lepidochelys kempii, la tartaruga marina più rara al mondo, sarà reintrodotta in natura nelle acque antistanti Praiano, in Costiera Amalfitana, dove era stata soccorsa lo scorso giugno in condizioni critiche.
Il recupero era stato possibile grazie all’intervento dell’equipaggio del Plaghia Charter, coordinato da Domenico Sgambati e Alba Fagnano, a seguito di una segnalazione ricevuta dall’Area Marina Protetta Punta Campanella. L’animale, fortemente debilitato e disorientato, era stato quindi trasferito d’urgenza al Turtle Point di Portici (Na), centro specializzato nella cura delle tartarughe marine gestito dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Saphira presentava un nuoto sbilanciato, uno stato di grave emaciazione e diverse ferite, tra cui una particolarmente preoccupante sulla testa. Fortunatamente, le indagini di Tomografia Computerizzata (CT) eseguite presso il Centro Interdipartimentale di Radiologia Veterinaria (CIRV), sotto il coordinamento del prof. Meomartino, hanno escluso danni cerebrali. Successivamente, l’esemplare è stato sottoposto a ulteriori esami neurologici e oftalmologici, condotti dalla prof.ssa Barbara Lamagna del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli Federico II, che hanno confermato l’assenza di deficit residui.
Durante la degenza presso il Turtle Point è stato possibile confermare la presenza di grandi quantità di plastica ingerita, tra cui spugne sintetiche e frammenti di materiali vari, che avevano causato una costipazione intestinale e un falso senso di sazietà, contribuendo ad aggravare lo stato di denutrizione dell’esemplare.
“L’ingestione accidentale di plastica è tra le cause più frequenti di ricovero, spesso accompagnata da altre problematiche”, spiega il dott. Andrea Affuso, veterinario responsabile del Turtle Point, “la riscontriamo in oltre l’85% degli esemplari ospedalizzati. Dopo aver escluso la presenza di altre patologie, grazie a un protocollo di riabilitazione alimentare e fisioterapica svolto nel nostro canale di nuoto, una struttura unica nel suo genere, abbiamo gradualmente ristabilito le condizioni di Saphira, preparandola al rilascio.”
Ma Saphira non tornerà in mare da sola. Grazie alla collaborazione con Sea Shepherd Italia e IMilani società benefit, sarà dotata di un trasmettitore satellitare FastLoc GPS che permetterà di monitorarne gli spostamenti e raccogliere dati preziosi sul comportamento della specie nel Mediterraneo.
“Saphira è un giovane esemplare della più rara specie di tartaruga marina”, afferma Sandra Hochscheid, Primo Ricercatore e referente del Gruppo Ricerche Tartarughe Marine della Stazione Zoologica. “Questi animali si riproducono lungo le coste del Golfo del Messico e compiono migrazioni oceaniche straordinarie. In rarissimi casi raggiungono il Mediterraneo, ma cosa facciano una volta entrati nel nostro mare è ancora poco noto. I dati di telemetria satellitare sono scarsi: solo due esemplari sono stati monitorati finora, e solo uno nel Mediterraneo occidentale. Grazie a Saphira, potremo colmare parte di questa lacuna e contribuire alla comprensione dell’ecologica della specie.”
Andrea Morello, Presidente di Sea Shepherd Italia Onlus, dichiara: "Saphira non è solo una tartaruga che torna al mare: è un simbolo di resilienza e di alleanza tra scienza, tecnologia e azione diretta. Ogni volta che un animale come lei riprende a nuotare libero, ricordiamo che la salute degli oceani e quella dell’umanità sono inseparabili. Il trasmettitore satellitare che porterà con sé, reso possibile grazie al supporto di IMilani Società Benefit, non è un ponte tra mondi: quello degli scienziati che studiano e quello di chi, come noi, ogni giorno difende sul campo gli ecosistemi marini.
Sea Shepherd è nata per proteggere la vita del mare, e collaborazioni come questa con la Stazione Zoologica Anton Dohrn e con partner etici come IMilani dimostrano che la scienza, l’impresa responsabile e la conservazione possono navigare nella stessa direzione. Quando Saphira tornerà a tuffarsi, il suo viaggio parlerà per tutti noi: il mare può guarire, se impariamo ad ascoltarlo e a difenderlo con la stessa forza con cui lui, da sempre, sostiene la nostra vita”.
Il rilascio avverrà dalla spiaggia di Praiano, con il supporto dell’Amministrazione locale. Il ritorno in mare di Saphira rappresenta un momento di speranza e responsabilità: un’occasione per sensibilizzare la comunità, promuovere la tutela ambientale e sostenere la ricerca scientifica. Un segnale concreto che collaborazione e impegno condiviso possono fare la differenza per il futuro delle specie marine.



La ricerca internazionale, finanziata dallo Human Frontiers Science Program e condotta nel laboratorio di Maria Ina Arnone, svela che il corpo del riccio di mare è organizzato come una testa
I ricci di mare rivelano una sorprendente organizzazione “tutto-cervello”: Il riccio di mare è come una testa, con un’organizzazione corporea simile a quella del cervello e un’identità molecolare simile a quella della retina dei vertebrati.
Un nuovo studio, finanziato dallo Human Frontiers Science Program e condotto nel laboratorio di Maria Ina Arnone presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn (Italia), in collaborazione con ricercatori del Museum für Naturkunde di Berlino (Germania), del Laboratoire de Biologie du Développement de Villefranche-sur-Mer (Francia) e dell’Institut de Génomique Fonctionnelle de Lyon (Francia), ha rivelato un’inaspettata complessità nel sistema nervoso dei ricci di mare negli stadi post-metamorfici, mettendo in discussione convinzioni di lunga data su questi animali prima considerati “senza cervello”.
Per quasi un secolo, i ricci di mare hanno rappresentato un sistema sperimentale fondamentale per la biologia dello sviluppo, aiutando gli scienziati a svelare i misteri dello sviluppo embrionale, della morfogenesi e della regolazione genica. Una caratteristica interessante della maggior parte degli echinodermi e dei ricci di mare studiati fino ad oggi è che le loro fasi di vita embrionale e adulta sono separate da una fase larvale planctonica. L’organizzazione del piano corporeo dei ricci subisce un cambiamento radicale tra le due fasi di vita: le larve sono a simmetria bilaterale, mentre gli adulti mostrano una simmetria pentaradiale.
Per studiare la base genetica di questi cambiamenti, abbiamo concentrato la nostra attenzione su una fase poco studiata della vita del riccio di mare: la fase giovanile, immediatamente successiva alla metamorfosi.
Le domande aperte riguardanti la transizione del piano corporeo del riccio di mare erano: come può uno stesso genoma di un animale dare origine a due piani corporei distinti e radicalmente diversi, prima e dopo la metamorfosi? Questi due piani corporei differenti sono composti dagli stessi tipi cellulari?
Utilizzando il sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo (snRNA-seq) e la mappatura spaziale fluorescente dell’espressione genica, abbiamo identificato tipi cellulari in comune tra le fasi larvale e giovanile (cellule scheletriche, digestive, pancreatiche, muscolari e immunitarie), nonché tipi cellulari presenti solo nei giovani post-metamorfici, tra cui i neuroni e il sistema vascolare acquifero, una componente funzionale della locomozione negli echinodermi.
Attraverso l’analisi dell’espressione genica, abbiamo inoltre scoperto che il piano corporeo del riccio di mare giovanile è simile ad una testa, rispecchiando i recenti risultati ottenuti anche in stelle marine e ofiure. I geni che definiscono l’asse antero-posteriore, usati solitamente per distinguere le regioni della testa e del tronco negli animali a simmetria bilaterale, hanno mostrato che gran parte del corpo del riccio di mare esprime geni associati alla testa, mentre l’espressione dei geni del “tronco” è confinata agli organi interni, come l’apparato digerente e il sistema vascolare acquifero. Pertanto, i ricci di mare non possiedono una vera regione del tronco.
Tra i risultati più sorprendenti figura la grande diversità e distribuzione dei neuroni. Centinaia di tipi neuronali esprimono sia marcatori genici “cefalici” tipici degli echinodermi, sia geni conservati del sistema nervoso centrale (SNC) dei vertebrati, suggerendo che i ricci di mare possiedano un’architettura neurale integrata, simile a un cervello, piuttosto che una semplice rete nervosa decentralizzata.
Nel complesso, i nostri risultati ci hanno portato a ipotizzare che questi invertebrati marini possiedano un’organizzazione “tutto-cervello”, una rete neurale diffusa in tutto il corpo che esprime molti degli stessi geni presenti nel SNC dei vertebrati.
Aggiungendo un ulteriore livello di complessità, abbiamo identificato una ricca gamma di cellule fotorecettrici (PRC) che esprimono molteplici opsine, indicando che gran parte del sistema nervoso del riccio di mare è altamente fotosensibile e probabilmente controllato dalla luce.
Tra queste PRC, abbiamo anche trovato un tipo cellulare che co-esprime due tipi distinti di opsine: una responsabile della visione (melanopsina) in molti invertebrati e un’altra potenzialmente coinvolta nella regolazione spettrale (Go-opsina), suggerendo una visione più sofisticata di quanto si fosse precedentemente ipotizzato in questo animale.
Nel complesso, il nostro studio mette in discussione le convinzioni di lunga data sulla semplicità del sistema nervoso degli echinodermi. I nostri risultati offrono nuovi spunti per comprendere come sistemi nervosi e visivi complessi possano evolversi senza un cervello o occhi veri e propri.
Periklis Paganos, Jack Ullrich-Lüter, Maria Ina Arnone
Risultati principali:
L’identificazione completa dei tipi cellulari post-metamorfici nei ricci di mare giovanili.
La scoperta di tipi cellulari sia conservati durante sviluppo che nuovi (cioè emersi durante la metamorfosi).
L’evidenza che il piano corporeo del riccio di mare è prevalentemente simile a una testa, con i geni del tronco limitati agli organi interni.
L’identificazione di centinaia di tipi neuronali che esprimono geni del sistema nervoso centrale simili a quelli dei vertebrati, a sostegno dell’organizzazione “tutto-cervello”.
La diffusa fotosensibilità nel sistema nervoso, basata sull’espressione delle opsine.


Il personale della Stazione Zoologica Anton Dohrn che ha partecipato all’assemblea lo scorso luglio in sala Donato Marino, ha redatto la dichiarazione allegata sulla triste questione palestinese (sottoscritta da 116 colleghi strutturati su un totale di 274 unità di personale a tempo indeterminato e determinato e da 27 tra assegnisti, borsisti e dottorandi) a seguito dell’Assemblea del Personale dell’Ente.
Per rispondere alle preoccupazioni del nostro personale e di quello di altri Enti Pubblici di Ricerca, il COPER (Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca) ha deliberato di istituire un sistema di aiuti per ricercatori palestinesi e libanesi al fine di poterli ospitare presso le strutture di ricerca italiane.
Il COPER sta anche organizzando un sistema di identificazione dei ricercatori e studenti bisognosi di aiuto, le modalità di entrata in Italia e la quantificazione delle spese da sostenere per ciascun rifugiato. Ciascun ente di ricerca contribuirà poi in base alle sue disponibilità di bilancio. Pertanto il CdA dell’Ente discuterà circa la partecipazione della Stazione Zoologica a questo fondo.
Il COPER ha anche promosso una dichiarazione che condividiamo assieme a quella predisposta dal Personale della Stazione Zoologica.
In allegato i documenti redatti:
Si chiude oggi alla Stazione Zoologica Anton Dohrn il summit “Governare la Ricerca: dalla semplificazione della 218/16 alla capacità di cambiamento”
Napoli, 24 ottobre 2025 – Si è conclusa oggi con grande partecipazione la Summer School CODIGER 2025, promossa dalla Conferenza Permanente dei Direttori Generali degli Enti Pubblici di Ricerca Italiani (CODIGER) e dedicata al tema “Governare la Ricerca: dalla semplificazione del 218/16 alla capacità di cambiamento”.
Dal 22 al 24 ottobre, nelle prestigiose sedi dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte - INAF e della Stazione Zoologica “Anton Dohrn”, Direttori Generali, rappresentanti istituzionali, accademici ed esperti del settore hanno approfondito le sfide della governance, della performance e dell’innovazione organizzativa nella ricerca pubblica italiana.
Le tre giornate di lavori hanno offerto momenti di confronto di alto livello con la partecipazione di rappresentanti della Funzione Pubblica, del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), dell’ANVUR, delle organizzazioni sindacali e del mondo universitario, in un dialogo aperto sul futuro del sistema della ricerca pubblica.
Partendo dall’esperienza maturata in questi anni di applicazione del particolare regime di autonomia riconosciuto dal D.Lgs. 218/2016, sono state affrontate le sfide legate alla crescita organizzativa degli Enti di ricerca, con particolare attenzione ai temi del nuovo ordinamento professionale, della performance e della creazione di valore pubblico nella ricerca, della formazione e dell’innovazione organizzativa, della sicurezza dei dati, della sostenibilità energetica ed economica.
L’evento conferma il ruolo della CODIGER come luogo di collaborazione e innovazione gestionale al servizio della comunità scientifica, nel segno dei valori di uguaglianza, condivisione, integrità e sinergia.
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La CODIGER è un’associazione autonoma e senza fini di lucro fondata il 21 settembre 1994 con l’obiettivo di coordinare l’azione degli Enti Pubblici di Ricerca Italiana. L’Associazione si fonda sui valori di uguaglianza, condivisione, innovazione, integrità, trasparenza e sinergia, con l'obiettivo di guidare le scelte specifiche attraverso la collaborazione tra individui e organizzazioni. Promuove studi e ricerche sulla gestione degli Enti Pubblici di Ricerca, affrontando temi come l'interpretazione delle norme legislative e regolamentari, lo sviluppo dell'autonomia, l'organizzazione e la programmazione delle attività, nonché il governo delle risorse economiche e dei flussi finanziari.
NAPOLI OSPITA LA SUMMER SCHOOL CODIGER 2025: TRE GIORNATE DEDICATE AL SISTEMA DELLA RICERCA PUBBLICA
Dal 22 al 24 ottobre 2025 il summit “Governare la Ricerca: dalla semplificazione della 218/16 alla capacità di cambiamento”
Napoli, 20 ottobre 2025 – La Conferenza permanente dei Direttori Generali degli Enti Pubblici di Ricerca italiani (CODIGER), in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn, organizza a Napoli, dal 22 al 24 ottobre 2025, la nuova edizione della Summer School CODIGER, dedicata al tema: “Governare la Ricerca: dalla semplificazione della 218/16 alla capacità di cambiamento”.
Si tratta di un meeting dedicato ai Direttori Generali e ai componenti dei Tavoli Tecnici degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR) per definire congiuntamente linee programmatiche, priorità operative e strumenti organizzativi comuni al sistema della ricerca pubblica. Prevista la partecipazione di circa 300 persone provenienti da tutti gli Enti pubblici nazionali di Ricerca.
L’apertura dei lavori è prevista per mercoledì 22 ottobre presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte – INAF (Salita Moiariello 16, Napoli). Le giornate del 23 e del 24 ottobre si svolgeranno, invece, presso la sede storica della Stazione Zoologica Anton Dohrn e il Museo Darwin Dohrn in Villa Comunale di Napoli, dove sono previste sia sessioni plenarie al mattino, che sessioni parallele pomeridiane.
L’iniziativa prevede, infatti, tre giornate di formazione e confronto con rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e della comunità scientifica per rafforzare il dialogo e la collaborazione tra gli Enti di ricerca italiani, promuovendo una cultura condivisa della governance, dell’efficienza amministrativa e dell’innovazione organizzativa.
Le sessioni tematiche affronteranno le principali dimensioni del governo della ricerca.
Fondata il 21 settembre 1994, CODIGER è un’associazione autonoma e senza fini di lucro che coordina l’azione degli Enti Pubblici di Ricerca italiani. Promuove la collaborazione e lo sviluppo delle competenze come leve strategiche per il rafforzamento del sistema della ricerca pubblica, nella convinzione che la crescita del capitale umano e la condivisione delle buone pratiche siano essenziali per affrontare le sfide della contemporaneità.
Il programma completo è dispobilile al seguente link: https://www.codiger.it/wp-content/uploads/2025/09/Programma_SS-Codiger_2025.pdf
Un minuscolo crostaceo può avere effetti sorprendenti sull’equilibrio della vita marina. È quanto rivela un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports (gruppo Nature), dal titolo “Parasitic Pachypygus gibber poses a silent threat to reproduction and development in Ciona robusta” (volume 15, articolo n. 34594, 2025).
La ricerca, coordinata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn nell’ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), in collaborazione con il Natural History Museum di Londra, mostra come il copepode ascidicolo Pachypygus gibber agisca da vero e proprio parassita del tunicato Ciona robusta, uno degli organismi modello più utilizzati nella biologia marina e nello studio dell’evoluzione dei cordati.
L’attività scientifica è nata in modo del tutto fortuito: durante la tesi di laurea magistrale, il dott. Sebastiano Scibelli, oggi assegnista di ricerca presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn e primo autore dello studio, osservò casualmente la presenza del copepode all’interno dell’ospite Ciona robusta, mentre eseguiva normali fertilizzazioni in vitro sotto la supervisione del dott. Valerio Zupo.
Da quella semplice osservazione si è sviluppata una linea di ricerca che, nel tempo, ha unito approcci zoologici, ecologici e morfologici, approfondendo la natura e le conseguenze di questa peculiare interazione simbionte-ospite.
Il progetto è proseguito in collaborazione con il dott. Mirko Mutalipassi, da poco ricercatore presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, dove fa parte del Laboratorio di Ecologia Funzionale del Benthos. Mutalipassi, co-primo autore dello studio, si occupa di interazioni tra specie a livello chimico ed ecologico e ha contribuito all’inquadramento ecologico della scoperta, evidenziandone le implicazioni per la comprensione delle relazioni interspecifiche e dei processi di regolazione negli ecosistemi marini.
Avviata nel 2023, la ricerca ha incluso esperimenti a lungo termine condotti su linee parentali di Ciona robusta infestate e non infestate dal copepode P. gibber. L’analisi della produzione e della vitalità della progenie ha rivelato che la presenza del parassita riduce drasticamente o annulla la capacità riproduttiva dell’ospite, compromettendo il normale sviluppo embrionale e larvale.
Tali effetti incidono direttamente sul reclutamento naturale, fase chiave per il mantenimento delle popolazioni di Ciona robusta, specie caratterizzata da cicli demografici stagionali di esplosione e contrazione. In questo contesto, l’azione del parassita può portare nel tempo a collassi locali delle popolazioni e a profondi squilibri ecologici.
Questi risultati dimostrano che interazioni marine apparentemente neutre o commensali possono nascondere complesse dinamiche parassitarie, capaci di alterare la vitalità e la struttura delle popolazioni naturali.
In assenza di un adeguato ricambio generazionale, le popolazioni residue risultano esposte a maggiore pressione competitiva e predatoria, e possono diventare ancor più vulnerabili all’infestazione, innescando un potenziale circolo ecologico di regressione che altera la stabilità degli ecosistemi bentonici.
Gli autori sottolineano inoltre che la mancata rilevazione di organismi come P. gibber durante le fasi sperimentali delle ricerche potrebbe aggiungere, o aver aggiunto, inconsapevolmente un bias nei risultati di molti studi internazionali condotti su Ciona robusta.
Lo studio, tra i primi a dimostrare in modo diretto che organismi marini apparentemente innocui possano agire da parassiti, offre una nuova prospettiva sulla biodiversità delle interazioni ecologiche e sul ruolo dei simbionti nella regolazione delle popolazioni naturali.
“La biodiversità non è solo varietà di specie, ma una rete intricata di relazioni che ne determinano equilibrio e resilienza”, spiegano i ricercatori. “Comprendere queste connessioni nascoste è fondamentale per capire come funzionano davvero gli ecosistemi marini e come reagiscono ai cambiamenti ambientali.”
La ricerca evidenzia l’importanza di approcci integrati e multidisciplinari, che uniscono biologia marina, ecologia, zoologia e tassonomia per comprendere appieno le dinamiche tra le specie e i loro effetti sugli ecosistemi costieri.
Autori dello studio
Sebastiano Scibelli, Mirko Mutalipassi, Iole Di Capua, Nadia Ruocco, Geoffrey A. Boxshall, Maria Costantini, Antonio Terlizzi e Valerio Zupo.
Riferimento scientifico
Scibelli S. et al. (2025). Parasitic Pachypygus gibber poses a silent threat to reproduction and development in Ciona robusta. Scientific Reports (Nature Publishing Group), volume 15, articolo n. 34594.
Un paesaggio sommerso, spettacolare e finora sconosciuto: una scogliera corallina di profondità, estesa e antica, è stata scoperta dai ricercatori a oltre 500 metri sotto la superficie del mare, al centro del Canyon Dohrn, nel Golfo di Napoli.
La scoperta è avvenuta nell’ambito della spedizione scientifica DEMETRA, a bordo della nave di ricerca Gaia Blu del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), coordinata dall’Istituto di Scienze Marine del CNR (CNR-ISMAR), in collaborazione con i partner di progetto Stazione Zoologica Anton Dohrn, Università Politecnica delle Marche e Università Federico II di Napoli.
Il ritrovamento è il risultato di una stretta sinergia tra il CNR e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, che hanno integrato competenze scientifiche e conoscenze sul campo per giungere all’identificazione e alla caratterizzazione delle biocostruzioni a coralli bianchi nel Canyon Dohrn.
Il ritrovamento non rappresenta l’unico successo della campagna; numerosi sono stati i risultati di rilievo, frutto delle eccellenze scientifiche di tutti gli istituti coinvolti. Questi traguardi testimoniano come la cooperazione tra enti italiani impegnati nelle scienze marine possa generare conoscenze di grande valore per la comprensione e la tutela degli ecosistemi profondi del Mediterraneo.
Esplorazioni effettuate per mezzo di veicolo sottomarino a controllo remoto (ROV) hanno rivelato la presenza di imponenti strutture larghe oltre due metri e distribuite lungo una parete verticale di più di 80 metri, formate da coralli duri di profondità, comunemente denominati “coralli bianchi” per l'assenza di colore, afferenti alle specie Desmophyllum pertusum e Madrepora oculata.
“È un ritrovamento eccezionale per i mari italiani: biocostruzioni di questa specie di tale entità non erano mai state osservate nel Canyon Dohrn e raramente altrove nel nostro Mediterraneo”, racconta Giorgio Castellan, capo missione della campagna e ricercatore del CNR-ISMAR di Bologna. “La loro scoperta rappresenta un tassello fondamentale per comprendere il ruolo ecologico degli habitat a coralli profondi e la loro distribuzione, soprattutto nell'ottica di azioni di tutela e restauro”.
Oltre ai coralli bianchi, la scogliera ospita una comunità unica per ricchezza e biodiversità: coralli neri, coralli solitari, spugne e altre specie di grande importanza ecologica. Ma non solo. Le pareti del canyon conservano anche tracce fossili di ostriche e coralli antichi, vere e proprie testimonianze geologiche di un passato remoto. 
“L’esplorazione di questa porzione fino ad oggi sconosciuta del Canyon Dohrn ci restituisce l’immagine di un ecosistema marino profondo di straordinario interesse scientifico e valore naturalistico. Le biocostruzioni a coralli bianchi qui rinvenute, costituite da imponenti colonie di Desmophyllum pertusum e arricchite dalla presenza di specie la cui distribuzione nel Mediterraneo è ristretta a pochi siti, come il bivalve Acesta excavata e l’ostrica di profondità Neopycnodonte zibrowii, testimoniano l’unicità strutturale delle comunità marine che caratterizzano questo sistema”, spiega Frine Cardone, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn. “Accanto alle comunità viventi, abbiamo osservato estese aggregazioni fossili di N. zibrowii, che rappresentano una testimonianza della biodiversità antica del Canyon Dohrn e forniscono preziose informazioni paleoecologiche sulla sua evoluzione nel tempo.”
Il Canyon Dohrn è uno dei siti pilota del progetto europeo LIFE DREAM, coordinato da Federica Foglini prima tecnologa del CNR-ISMAR di Bologna, e del progetto europeo REDRESS, coordinato da Roberto Danovaro professore ordinario dell'Università Politecnica delle Marche. I due progetti hanno l’obiettivo di favorire il restauro attivo degli ecosistemi profondi danneggiati dalle attività umane.
“La scoperta rafforza il valore dei progetti in questo canyon e nel Golfo di Napoli, e ci offre nuove opportunità per restituire vitalità a un patrimonio fragile e straordinario”, sottolinea Federica Foglini. Nell’ambito del progetto LIFE DREAM, il sito è stato proposto come nuova area protetta della rete europea Natura 2000, a conferma della sua rilevanza per la conservazione della biodiversità marina.
Caro Presidente Squitieri, Membri della Giuria e del Comitato scientifico, colleghi tutti,
Sono veramente onorato di rappresentare la Stazione Zoologica Anton Dohrn in questa felice occasione che si svolge in uno scenario prestigioso. Mi emoziona sapere che in queste stanze è stata firmata la costituzione italiana a cui mi ispirerò nei momenti difficili della mia funzione. Ricevo la Targa del Presidente della Repubblica in nome dell’Istituto e di tutto il suo personale, di ricerca, tecnico e amministrativo. E’ un premio per oltre un secolo e mezzo di attività scientifica e formativa che ha catalizzato nel tempo moltissime iniziative di sviluppo culturale, economico e sociale.
La Stazione Zoologica è un’istituzione fortemente radicata nel Mezzogiorno. Venne fondata nel 1872, in un periodo storico di incredibile fermento intellettuale per la città di Napoli: si erano spente le luci sulla sua storia di Capitale del Regno delle Due Sicilie e già stava costruendo la sua reputazione di capitale culturale del Regno d’Italia, catalizzando quella perfetta alchimia nella quale iniziative scientifiche ed imprenditoriali innovative, come quella di Dohrn, trovarono un contesto politico-sociale favorevole, oltre ad un ambiente naturale, ideale substrato per il loro sviluppo.
La Stazione Dohrn è stata un esempio, quasi unico nel suo successo e capacità di radicarsi nel contesto italiano, di esperimento scientifico e imprenditoriale. Un’iniziativa nata dall’enorme emozione suscitata dall’enunciazione della teoria dell’evoluzione nelle Università e Istituzioni culturali di tutto il mondo. Dohrn identificò il golfo di Napoli come il luogo ideale per la verifica sperimentale della teoria Darwiniana. Costruendo la Stazione e offrendo personale tecnico-scientifico e le strutture necessarie alla ricerca in biologia marina fu in grado di offrire a tutte le istituzioni scientifiche del mondo la possibilità di contribuire al grande progetto che è poi stato alla base per lo sviluppo di biologia, medicina, agricoltura, ecologia, permeando tutta la nostra cultura.
La Stazione è stato un modello di integrazione: originata da un cittadino tedesco, si è perfettamente incardinata nel territorio. Il suo nome completo è ancora, dopo 150 anni, Stazione Zoologica Dohrn di Napoli. Essa ha richiamato un grande numero di studiosi internazionali, che hanno contaminato la già vivace società partenopea con nuove idee e iniziative che hanno illuminato il cammino scientifico del ‘900.
Che cosa vuole essere la Stazione Zoologica nei prossimi 150 anni? Vuole continuare a sviluppare studi di grande importanza generale per la nostra società e proiettarsi con rinnovato slancio nel futuro delle scienze biologiche e ambientali. Il prestigioso Consiglio Scientifico della stazione, che annovera fra i maggiori esperti internazionali, ci ha indicato con chiarezza quali siano gli obiettivi da perseguire: lo studio della diversità biologica, delle sue origini e meccanismi; la biologia sintetica, che permetterà di sfruttare le risorse, anche economiche, nascoste nei genomi degli organismi marini; lo studio dell’interazione complessa tra organismi nell’ ambiente, che ci permetterà di interpretare e prevedere gli effetti dei cambiamenti climatici per una prospettiva ambientale sostenibile.
Ringrazio ancora i componenti della giuria dell’Associazione Internazionale “Guido Dorso” a nome dell’intera comunità della Stazione per la targa del Presidente della Repubblica. Un riconoscimento che ci sprona a contribuire ogni giorno di più allo sviluppo del Mezzogiorno e dell’intero bacino del mar Mediterraneo con una ricerca ambiziosa e di respiro internazionale.
Roberto Bassi
Presidente Stazione Zoologica ”A.Dohrn”










